Tra Central e Admiral,
proprio a ridosso dei grattacieli,
nei passaggi pedonali,
nei cantieri di edifici in costruzione
tra l'odore di gasolio,
di cemento e vernice fresca,
migliaia di donne,
migliaia davvero,
bivaccano sdraiate o sedute
su cartoni appoggiati a terra .
Giocano a carte,
mangiano,
ridono,
cantano,
si pettinano vicendevolmente,
si fanno i selfie,
si sfiorano e si abbracciano,
le più giovani ballano coordinate
la musica di un piccolo impianto
con tanto di casse e mixer.
Qualcuna dorme sotto una coperta
dopotutto è freddo anche se siamo a Homg Kong.
Qualcuna distoglie lo sguardo quando passo,
una piange sui gradini dell'entrata della metropolitana,
mandando messaggi disperati sullo smartphone.
Sono le serve,
che dal lunedì al venerdì,
ventiquattro ore su ventiquattro,
accudiscono le case e i figli dei ricchi
in cambio di alloggio e salario da fame
e che il sabato e la domenica
sono sbattute fuori,
che in casa non c'è bisogno oggi.
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